Quando si parla di lingue letterarie bisogna prendere n considerazione i secoli per avere una tradizionale romanza vera e propria (si potrebbe dire “europea”). In questa letteratura ha prevalenza la “letteratura francese”, la quale si districa in diverse “lingue romanze”. Queste sono indicato con diversi “gruppi”: 1) gruppo galloromanzo 2) italo-romanzo . Questo primato del francese contribuì a dare un grande prestigio a questa lingua anche al di fuori dei confini nazionali.
Le crociate promossero inoltre il prestigio del francese anche in oriente (fascia mediterranea). Avendo presente questo quadro storico si capisce perché un veneziano spintosi nelle regioni orientali, al suo ritorno in Italia settentrionale (prigionia), calandosi in un contesto linguistico del tempo, fosse completamente autorizzato a far scrivere queste memorie in una lingua come il Francese. C’è poi da tener presente un altro afttore da me ieri anticipato, ovvero quello “del sistema dei generi medievali” ed in più il sistema delle “forme”. Come vi ho detto la messa per scritto delle lingue romanza incontrò delle spinte ma anche delle costrizioni. La forma prosa nella tradizione medievale che effettivamente è stata affidata per lo più al latino. (poiché in prosa non si scrivevano opere di di tipo evasivo, bensì opere di tipo istruttivo (Bibbia, enciclopedie); queste tradizioni di tipo didattico ed enciclopedico erano in latino. Portare la prosa in francese è quindi comunque un’innovazione in parte(la prosa era per lo più in latino). Quindi anche se a noi la prosa sembra più semplice da leggere, essa ha una importanza e diffusione maggiore e quindi un’ufficialità maggiore. Quindi ha un’auctoritas, una possibilità di imporsi, la prosa va a fenomeni di diffusione rapidi; una volta che un’opera ha una forma in prosa essa viene a diffondersi in maniera incredibile. Del milione abbiamo infatti versioni anche in latino; ovvero traduzioni istantanee (anche perché al prosa focalizza l’attenzione sul contenuto di cui parla e non si focalizza sulla forma). Fra le più antiche traduzione del milione abbiamo il toscano e il latino. Il latino, il toscano e il francese vengono recepite immediatamente come lingue della prosa. Il confronto tra le varie traduzioni, tra le varie tradizioni, ci ha portato a dire che la prima versione del testo dovesse essere in francese (ipotesi favorita). Oltre al toscano c’è una concorrenza anche in traduzione veneto-emiliana.
Useremo il testimone 1116, che sembra la versione più accreditata. E’ un manoscritto detto “franco italiano” (Marco polo e Rustichello decisero di usare il Francese, ma il francese che usarono si adattava al toscano, a causa delle loro difficoltà nell’usare il francese- non è un “Francese puro”).
“Divisiment” significa spiegare, illustrare (c’è la radice di video); poi c’è “Borgiois”, ovvero borghese che è restaurato dal curatore dell’edizione (il copista aveva sbagliato scrivendo bargions).
Iniziamo….
L’inizio non è il itolo; i testi medievali infatti non hanno un titolo, bensì un sistema paratestuale che contribuisce alla divisione e partizione dei contenuti del testo(il titolo è un’invenzione Useremo il testimone 1116, che sembra la versione più accreditata. E’ un manoscritto detto “franco italiano” (Marco polo e Rustichello decisero di usare il Francese, ma il francese che usarono si adattava al toscano, a causa delle loro difficoltà nell’usare il francese- non è un “Francese puro”).
“Divisiment” significa spiegare, illustrare (c’è la radice di video); poi c’è “Borgiois”, ovvero borghese che è restaurato dal curatore dell’edizione (il copista aveva sbagliato scrivendo bargions).
Iniziamo….
successiva).Il vero testo inizia con la parola “Seignors”. I numeri che ci sono 1, 2 , 3 sono numeri scelti dall’editore per organizzare il testo (sistema di inserimenti editoriali che va ad incrociaesi con un sistema di titolaggio che era di tipo medievale).
CAPITOLO ESORDIALE (detto prologo): vi sono contenute molte informazioni, non soltanto sul contenuto del libro, quanto le finalità (il come ed il perché). Qui iniziano le rubriche di questo libro che è chiamato “la spiegazione del mondo”. Questa rubrica non si riferisce a ciò che è detto nell’esordiò, bensì si presneta in rapporto con la strutture del testo e con le rubriche del testo. Il testo inizia con un’apostrofe, che rappresenta la rassegna dei cosiddetti stati del mondo, ovvero le condizioni sociali, che come vedete parte dalla sommita (imperatore) e scende fino ai borghesi (abitanti della città). Poi si allarga ancora e si riferisce a “tutte le genti” (e poi usa allitterazioni e ridondanza). <<prendete questo libro e fatelo leggere (leggere sta in senso di “invito a diffonderlo”). E qui troverete tutte le più garndi meraviglie dell’armenia della persia dei tartari e dell’india e di molte altr province cosiccome il nostro libro vi racconterà in maniera chiara. Così come il signor marco polo, savio cittadino di venezia, racconta dal momento che con i suoi stessi occhi li vide.>> Questo è il principio dell’ “autopsia”, cioè la prerogativa di aver visto i fatti con i propri occhio. <ma tuttavia alquante ce ne sono (di meraviglie) che egli non vide ma le intese (intendere nel senso di “venir a sapere”) come veritiere. ……. .. Affinchè (porsechè con valore finale) il nostro libro (libro come cos comune) sia (druet = diritto) onesto e veritiero (vertables) senza alcuna menzogna, e ciascuno che questo libro leggerà o udiranno questo libro (farselo leggere è cosa comune) lo devono credere poiché sono tutte cose veritiere (notate l’uso di causes usato in ,maniera moderna, come cose, accadimento); infatti io vi faccio sapere che da poi che il nostro signore iddio plasmò con le sue mani Adamo, il nostro primo padre, fino ad oggi non ci fu ne cristinao, ne tartaro ne indiano ne nessuno uomo di nessuna razza che tanto sapesse e cercasse sulle diverse parti del mondo e sulle brandi meraviglie come questo messire marco ne cerca e ne sa> Questa è una “lodazio” tipica , nella quale si va a promuovere il garante, il promotore (Rustichello attribuisce delle qualistà straordinariea Amrco polo e così assicura la validità di ciò che dice…. Marco polo sembra essere il promotore. <e per questo motivo a se stesso s’è detto che sarebbe troppo grande male se on facesse mettere per iscritto tutte le grandi meraviglie che egli vide e udì come veritiere affinchè le altre genti che non le videro e non so seppino, so sappiano con questo libro. > Qui abbiamo il “fine didattico”.< E allora vi dico che egli dimorò per sapere questo in quelle diverse parto e province ben 26 anni (Marco infatti parte nel 74 – in un secondo viaggio del padre e dello zio- e poi rimase in oriente 26 anni)) il quale poi dimorando ne carcere di Genova fece riportare tutte queste cose a Rustichello da Pisa (Rustichello spesso è reso anche come Rustazio, Rustaziaus – forme venete; il toscano lo traduce come Rustico) che in quel medesimo carcere in cui stava nell’anno … dalla nascita di Cristo. (secondo me fa un po’ da “colophon”, ovvero chiude il manoscritto; assomiglia a quelle opere da copista datavano l’opera di trascrizione, come se Rustichello fosse uno che avesse un mestiere da copista efosse bituato a siglare l’opera con la data di trascrizione -chiudere un’introduzione con una data così netta ed isolata, rinchiusa in una frasetta che chiude l’esordio. Abbiamo un italianismo come ”tropo”, che deriva da “trop” francese, ma non si sono spinti fino alla doppia; in francese sono quasi tutti ossitoni, manca la vocale finale infatti).
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