Le lingue romanze sono le parlate che comunemente si dicono "derivate dal latino": più esattamente sono le parlate che rappresentano forme moderne o continuazioni del latino. Per questa ragione esse si chiamano anche "neolatine". Alcune di queste parlate hanno assunto una fisionomia netta perché hanno avuto una tradizione letteraria, una normalizzazione grammaticale e il loro uso è diventato ufficiale. Sono lingue nazionali il portoghese, lo spagnolo, il francese, l'italiano e il romeno. Accanto a queste sono considerate lingue a tutti gli effetti anche il galego, il catalano, l'occitanico, il sardo, e i tre gruppi linguistici del romancio, del ladino e del friulano [fig. 1].
Una lingua occupa uno spazio linguistico, spazio composto da una dimensione spaziale e una dimensione sociale. Anche lo spazio linguistico più unitario non può essere totalmente omogeneo. Esso infatti presenta delle variabili interne di linguaggio: 1) diatopiche (ovvero varietà dovute alla dimensione spaziale); 2) diastratiche (dovute alla dimensione sociale). Inoltre all'interno di uno spazio linguistico possiamo trovare anche una terza categoria 3) varietà diafasiche (varietà dovute al contesto comunicativo, che si diversificano in base ai veri "registri"). Abbiamo anche la "scrittura", la quale compone una varietà ulteriore della lingua. Ricapitolando abbiamo :
1) varietà diatopiche
2) varietà diastratiche
3) varietà diafasiche
4) scrittura (uso attento e formalizzato della lingua)
Uno spazio linguistico è definibile unitario fino a quando nel passaggio da una regione all'altra e da una classe sociale all'altra, i parlanti riusciranno comunque a comunicare con facilità. Quindi uno spazio linguistico unitario è dovuto soprattutto dal "plurilinguismo" del cittadino.
Nel'alto Medioevo si ha un lento declino del latino (lingua colta); si ha infatti al disgregazione dello spazio linguistico latino e l'aggregarsi di nuovi spazi linguistici (le lingue romanze). Il declino linguistico e culturale lo si avverte anche grazie
-alla riforma carolingia (742-814- Carlo Magno): cioè l’elaborazione di una norma scolastica che ripristinava l’uso della lingua classica in tutte le scuole dell’Impero, creando una distinzione tra lingua parlata e scritta. In più cerac di reinnalzare il livello culturale del clero.
- al concilio di Magonza (813), il quale impone ai vescovi e preti di legegre le sacre scritture e di non far baldoria nelle osterie.
Testi considerati intermedi che presentano il passaggio dal latino al romanzo.
- 813.. Concilio di Tours: impone al prete di tenere omelie in lingua latina e di tradurre queste in "romana lingua" (romana = romanza) o in thiotisca.
-L'Indovinello veronese (circa 800) è un testo vergato su una pergamena ed è considerato il primo testo volgare romanzo. (Se pareba boves, alba pratàlia aràba et albo versòrio teneba, et negro sèmen seminaba : Teneva davanti a sé i buoi, arava i bianchi prati, ed un bianco aratro teneva ed un nero seme seminava).
- Il Giuramento di Strasburgo (842)(Sacramenta Argentariae in latino) rappresenta, tutt'oggi, il primo documento in una lingua romanza scritta. Il 14 febbraio dell'anno 842 Carlo II il Calvo e Ludovico II il Germanico si trovano a Strasburgo per giurarsi fedeltà reciproca, e per affermare che nessuno di loro stringerà patti di alleanza con Lotario I (imperatore e fratello di Carlo e Ludovico). Il testo di questo giuramento (ma spesso è citato al plurale come i Giuramenti di Strasburgo) è giunto fino a noi grazie allo storico Nitardo che all'interno della sua opera sui figli di Ludovico I il Pio, scritta, com'era ovvio a quel tempo, in latino, inserì le formule di giuramento nelle lingue effettivamente usate: Carlo, di lingua francese, giurò in tedesco, per farsi meglio comprendere dalle truppe di Ludovico; quest'ultimo, di lingua tedesca, giurò nella lingua del fratello. I rappresentanti dei due eserciti, poi, giurarono ognuno nella propria lingua. La Storia di Nitardo è conservata in un unico manoscritto (Parigi, Bibliothèque nationale de France, lat. 9768). Presentano quindi "Teudisca lingua" e "Romana lingua" (lingua romanza)
- Placiti campani (Placito di Capua) (o cassinesi) (960-963): I quattro placiti cassinesi, ossia quattro testimonianze giurate, registrate tra il 960 e il 963, sull'appartenenza di certe terre ai monasteri benedettini, tra i quali Cassino. Presentano una controversia tra un privato e il monastero . Il monastero si appella al diritto di uso capione (ovvero un territorio usato per 30 anni diventa di legittima prorpietà). Ecco una delle formule : Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti.
Abbiamo "Sao" che deriva dal latino "Sapio" (conosco), e o, dao, stao che erano posseduti dai dialetti campani intorno all'anno 1000. In più "ko" da quod
poi abbiamo anche :
- Sequenza di Sant'Eulalia (878-882): Verosimilmente è il primo testo letterario in lingua francese, allora chiamata roman. Si tratta di una breve poesia di 29 versi decasillabi che racconta il martirio di Sant'Eulalia di Mérida terminando con una preghiera. Testo: Buona pulcella fut Eulalia. Perfetta fanciulla fu Eulalia, Bel auret corps bellezour anima. Bello aveva il corpo, bella l'ânima. Voldrent la ueintre li d[õ] inimi. Vollero vincerla i nemici di Dio, Voldrent la faire diaule seruir. Vollero farle servire il diavolo. Elle nont eskoltet les mals conselliers. Ella non ascolta i malvagi consiglieri Quelle d[õ] raneiet chi maent sus en ciel. (che vogliono) che rinneghi Dio, che regna nei cieli; Ne por or ned argent ne paramenz. Né per oro, né per argento né per abiti lussuosi, Por manatce regiel ne preiement. Né per minaccia del re né per lusinga; Niule cose non la pouret omq[ue] pleier. Nessuna cosa la poté mai piegare La polle sempre n[on] amast lo d[õ] menestier. A che la fanciulla non amasse sempre il servizio di Dio. E por[ ]o fut p[re]sentede maximiien. E per tanto fu condotta davanti a Massimiano, Chi rex eret a cels dis soure pagiens. Che regnava a quel tempo sui pagani. Il[ ]li enortet dont lei nonq[ue] chielt. Egli la esorta, cosa che a lei non importa, Qued elle fuiet lo nom xp[ist]iien. A che abbandoni la fede cristiana. Ellent adunet lo suon element Ella ne rafforza il proprio spirito, Melz sostendreiet les empedementz. Preferisce sopportare ogni supplizio Quelle p[er]desse sa uirginitet. Piuttosto che perdere la sua verginità. Por[ ]os suret morte a grand honestet. Per questo ella subì una morte gloriosa. Enz enl fou la getterent com arde tost. Dentro al fuoco la gettarono per arderla rapidamente; Elle colpes n[on] auret por[ ]o nos coist. Ma ella non aveva colpe;: perciò il fuoco non la toccò. A[ ]czo nos uoldret concreidre li rex pagiens. A questo segno non voller rassegnarsi il re pagano, Ad une spede li roueret toilir lo chief. Ordinò che con una spada le tagliassero la testa; La domnizelle celle kose n[on] contredist. La fanciulla non si oppose a tale cosa, Volt lo seule lazsier si ruouet krist. Volle lasciare il mondo, (di questo) supplica Cristo. In figure de colomb uolat a ciel. In forma di colomba, salì al cielo. Tuit oram que por[ ]nos degnet preier. Preghiamo tutti che voglia intercedere per noi, Qued auuisset de nos xr[istu]s mercit Che Cristo possa avere pietà di noi Post la mort & a[ ]lui nos laist uenir. Dopo la morte e ci lasci venire a lui Par souue clementia. Nella sua misericordia.
- La Passione di Clermont Ferrand (X sec): Testo antichissimo appartenuto alla Francia meridionale, E' una delle prime Passioni narrative che si conoscano. La sua struttura lascia pensare a un racconto giullaresco, destinato forse ai pellegrini in viaggio verso Santiago di Compostela. Diviso per quadri e recitato da un unico attore con la mimica, i gesti, le inflessioni della voce, spiega al pubblico la strabiliante vicenda delle ultime ore della vita di Gesù.
- Sermone di Valenciennes : il frammento di Valenciennes, registrato da un uditore nel IX secolo, è un esempio della lingua «rustica romana», la quale presenta «un'ossatura latina in cui si incastona il volgare». Testo : Et nota quod diabolus primo expertus est si posset eum vincere a le pugnerecciole, scilicet cum lapidibus; secundo a le brachia, unde assumpsit et allegavit in manibus [Deuteronomio 6, 161]. Considera quomodo primo voluit ei dare la volta boccaia, quando dixit si cadens [Matteo 4, 9], secundo la volta del pecto o sopracapo.
- L' Iscrizione della catacomba di Commodilla (IX)è un'iscrizione graffita in lingua volgare risalente alla prima metà del IX secolo. Il testo : « Non dicere ille secrita a bboce » (non pronunciare le segrete a voce alta). Questa iscrizione ricordava al celebrante di non recitare a voce alta quelle preghiere della messa, dette secrete, i cosiddetti mysteria secondo la formula greco-latina, che secondo la liturgia devono essere pronunciate a bassa voce in quanto parole sacre dirette eslusivamente a Dio e non all'assemblea. (con betacismo - B al posto di V).
- Glossario di Monza (X) : Il Glossario di Monza è uno dei più antichi testi che recano traccia della formazione del volgare italiano. Redatto, probabilmente, nei primi decenni del X secolo, esso contiene una raccolta di 63 lemmi in cui, allato alla voce latino-romanza, viene data la voce greco-bizantina. Nonostante la presenza di termini come marti e mercor (per indicare i giorni della settimana 'martedì' e 'mercoledì') spieghino la collocazione di questo testo nell'àmbito delle lingue romanze, non è possibile indicare nel glossario di Monza uno dei primi documenti di volgare italiano; molto spesso, tuttavia, le forme della rustica romana lingua usata nel glossario s'avvicinano alle forme del dialetto dell'Italia settentrionale, anche se non è possibile indicare con precisione la localizzazione del testo. Testo : 1 in greco 2 de capo : cefali
3 oculo: ermos subtarmia 4 videre: plebi 5 de naso: rinas 6 de auricula: apti 7 de manu: heria 8 ungula : nihia 9 gamba: poida 10 ventre: cilia 11 costa : plevra 12 colo : trahilos 13 gula : garufas 14 linga : glosa 15 barba : igenias ecc ecc...
- Ritmo laurenziano: Risale agli anni 1150-1171 ed è contenuto in un codice della Biblioteca Mediceo-Laurenziana di Firenze (da qui il nome). È la cantilena di un giullare toscano, con tratti linguistici vicini a quelli umbri, il quale con una certa sfrontatezza si rivolge ad un vescovo non ben identificato, non risparmiandogli, purché gli sia donato un cavallo, lodi e adulazioni (dicendogli di essere il confidente intimo del Papa, di essere destinato a diventare Papa a sua volta, di essere infine il più grande signore che sia mai esistito dai tempi pagani, disceso sulla terra direttamente dal paradiso terrestre).
Salva lo vescovo senato, lo mellior c'umque sia na[to],
[. . .] ora fue sagrato tutt'allumma 'l cericato.
Né Fisolaco né Cato non fue sì ringratïato,
e 'l pap' ha·ll [. . .-ato] per suo drudo plu privato.
5 Suo gentile vescovato ben'è cresciuto e melliorato.
L'apostolico romano lo [. . .] Laterano.
San Benedetto e san Germano 'l destinòe d'esser sovrano
de tutto regno cristïano: peròe venne da lor mano,
del paradìs delitïano. Ça non fue ques[to] villano:
10 da ce 'l mondo fue pagano non ci so tal marchisciano.
Se mi dà caval balçano, monsteroll' al bon G[algano],
a lo vescovo volterrano, cui bendicente bascio mano.
Lo vescovo Grimaldesco, cento cavaler' a [desco]
di nun tempo no·lli 'ncrescono, ançi plaçono et abelliscono.
15 Né latino né tedesco né lombardo né fra[ncesco]
suo mellior re no 'nvestisco, tant'è di bontade fresco.
A·llui ne vo [. . .]oresco corridor caval pultre[sco]
li arcador ne vann'a tresco; di paura sbaguttesco;
rispos' e disse latinesco «stenetietti nutiaresco».
20 Di lui bendicer non finisco mentre 'n questo mondo vesco.
- Ritmo cassinese :
Eo, siniuri, s'eo fabello,
lo bostru audire compello:
de questa bita interpello
e ddell'altra bene spello.
Poi k'enn altu m'encastello,5
ad altri bia renubello.
Em meb'e[n]cendo flagello.
Et arde la candela, s'è be libera,
et altri mustra bia dellibera.
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
1)Di carattere giudiziario abbiamo : 1-i Placiti campani; 2- le testimonianze di Casale (testimonianze per la verbalizzazione); le Testimonianze di Casale sono la registrazione di vere e proprie deposizioni liberamente articolate dai testimoni. Ma perchè sono riferite in volgare ?
3- "Dichiarazione di Paxia" è il più antico testo scritto pervenutoci in un volgare ligure.Una vedova, Paxia, moglie del fu Giovanni, a tutela della propria dote e a salvaguardia dei diritti dei terzi, si presenta, come d'uso, ai consoli della città -siamo quasi certamente a Savona- e dichiara l'esatta consistenza dei beni lasciati dal defunto, dei beni da lei recati in dote al marito, delle spese incontrate in occasione del decesso e dei debiti che rimangono da pagare
"Quando ego aduxi viro meo da Ianua, costà sol. .iiii. .dr. .i. In sepellir viro meo dispexi s"In nome di Dio. Io Paxia, moglie di Giovanni, dichiaro questo davanti ai Consoli sul Santo Vangelo ed in buona fede. Quando riportai mio marito da Genova, costò 4 soldi e 1 denaro. Per seppellirlo spesi 5 soldi meno 1 denaro. Per le esequie della settima ho speso 29 denari. Ed io Paxia ho da mio marito una materassa, un guanciale e due coperte di pannolano, un mantello di Arras con una pelle d'agnello ed un'altra pelle d'agnello; quattro gonnelle, una di panno .....
2) di carattere poetico-religioso : 1- ritmo cassinese, 2- ritmo laurenziano, 3-indovinello veronese, 4- Iscrizione di San Clemente [Sisinium:]
Fili dele pute, traite!
Gosmari, Albertel traite!
Falite dereto colo palo, Carvoncelle!
[Sanctus Clemens:]
Duritiam cordis vestris
[in saxa conversa est, et cum saxa deos aestimatis]
saxa traere meruistis.
3) strumenti notarili: 1- Postilla Amiatina,
« Ista cartula est de caput coctu
ille adiuvet de illu rebottu
qui mal consiliu li mise in corpu »
(Testo originale in volgare)
« Questa carta è di Capocotto
lo aiuti da quel ribaldo
che gli mise in corpo un cattivo consiglio »
2- Carta Osimana, nella quale il confuso notaio Simeone fa non pochi errori di latino (uso dei meis anzichè suis); )
3- carta fabrianese (sempre errori nel latino e cedimento al volgare)
4) Testi pratici come conti navali, elenchi di decime e fitti, come "Le decime di Arlotto" (di Pistoia), affitti, ecc.
La Diglossia
Nel 1959 lo studioso anglosassone Charles Albert Ferguson pubblicò su di una rivista (il Work) un articolo di sole 15 pagine che si intitolava "diglossia". Con il termine diglossia si intende una sensibile divaricazione tra la varietà dell'uso scritto e la varietà dell'uso orale di una lingua. Portò come esempi di diglossia i "Paesi Arabi", la "Grecia", la "Svizzera tedesca" (tedesco - alemanno), Haiti (francese - lingua creuva). La diglossia quindi è caratterizzata da
- una lingua A (alta), lingua fortemente codificata, dotata di prestigio, provvista di un corpus letterario appreso mediante l'insegnamento, lingua che nessuno parla nella vita ordinaria.
- una lingua B (bassa), varietà della lingua A, appresa per via orale, impiegata nella comunicazione ordinaria, priva di prestigio, e solo eccezionalmente impiegata per scritto.
Vi sarebbe da meditare circa le "competenze passive" degli analfabeti circa la lingua A.. riescano a comprenderla? No? Sì?
- Fortuna dei diminutivi. La si trova in AGNUS -- agnellus (attestato già in Plauto); AURIS -- auricula(attestato in Plauto, in Cicerone). E' importante sapere che per riconoscere il passaggio dal latino all'italiano, si prende come riferimento "l'accusativo" (del plurale) ; es : AURIC(U)LA(M) -- auricla (tendenza alla caduta delle vocali atone, ovvero non accentate - in questo caso (U)). Poi essendoci la consonanete + l si ha una consonante più j --- AUrecchia. Il passaggio da AU a O è un passaggio molto tardo.
- tendenza alla caduta delle vocali atone
- consonante + l = consonante più j
- AU-- O (passaggio tardo)
- scompare la distinzione tra breve e lunga (la breve confluisce nella lunga)
- si tende a evitare dimorfia
tendenza alla caduta delle vocali atone
la consonante diventa semi- vocale
latino ct/pt --> tt
latino ns --> s
lenizione
sonorizzazione
sincope
tendenza alla caduta delle vocali atone
es: auric(u)la --> auricla
la consonante (es: l) si trasforma in semi-vocale (j)
Es. latino C+l -->ital. C+j (semi-vocale)
platea --> piazza (cf: plateale)
clamare --> chiamare (cf: acclamare)
flore(m) --> fiore (cf: floreale)
flamma --> fiamma
clarus --> chiaro
latino ct/pt ----> tt
esempi : noctem -->notte; septem -->sette
lat. /nd/,/mb/-->dialetti centro-merid. /nn/, /mm/
esempi: quando --> quanno ; andamo --> annamo
latino /ns/ ---> s
esempi : sponsa(m) (sposa); insula (isola)
Lenizione: comprende una varietà di cambiamenti in cui il suono modificato risulta più debole in articolazione rispetto al suono originario. Alcuni esempi:
a) da C occlusiva a fricativa
es. latino ripa --> italiano riva
caballum --> cavallo
episcopu --> vescovo
pauperu --> povero
amabamus --> amavamo
da C sorda a sonora (sonorizzazione)
es. latino lacus --> ital. lago
locus --> ital. luogo
Sincope: caduta di un segmento vocalico interno alla parola
Es. latino calidus --> italiano caldo
solidu --> soldo
viride(m) --> verde
speculu --> speclu (--> specchio)
oculu ---> * oclu ---> occhio (cf. oculista)
nebula --> *nebla --> nebbia (cf: nebuloso)
vetulu --> *vetlo --> veclo -->vecchio
NB: tipicamente, questi cambiamenti non colpiscono le parole di tradizione colta che rimangono più vicine alla forma latina originaria
Didascalia di Poggibonzi: <<RS>>, ovvero "rex salvator, oppure rex sacerdos".
Iscrizione di Vercelli (cattedrale di santa Maria Maggiore): il bianco e il nero che lottano; <<fol>> e <<fel>>

Didascalia di Poitiers (baptistere di Saint-Jean): cavaliere e drago; <<Cil cria marci e tvrna>>:, ovvero "quello gridò pietà e scappò".
Didascalie di Casale (Casale di Monferrato):
- il pescatore (pannello) : <<Qval è l'arca de san vax>> (come domanda : "Qual'è l'arca di Sant Evasio?) ; <<qua l'è l'arca de san vax>> (come affermazione: qua sta l'arca di san Evasio)

- il duello (sempre presumibilmente tra soldati di colore diverso): <<t'o scanà>> (ti scannerò) - manifesto contro il duello?

Didascalia di Avallon : <<S LADRE>> legittimo continuatore di "Lazarum"
Roma, Basilica inferiore di S. Clemente
1) Affresco di San Clemente : Cristo attorniato da due angeli e da due santi, i quali presentano alle spalle le scritte <<S ANDREAA>> e <<S CLEMENTE>>

2) Didascalie verbalizzanti : (scena divisa in tre parti: 1- tronizzazione di Clemente, cpn scritto << s Pietro, Lino e Cleto>> e <<S Clemens>> 2- messa di Clemente, e accecazione di Sisinnio 3- miracolo contro il pagano Sisinnio).
<<FALITE VDERETO CO LO PALO CARVONCELLE DVRITIAM CORDIS VEST .. ECC>>

Sisinnio:
Figli di puttana, tirate!
Gosmario, Alberto, tirate!
Fa’ leva di dietro col palo, Carboncello!
San Clemente
Per la durezza del vostro cuore
meritaste di trainare sassi.
Sisinnium
Fili1 de le pute2, traite3!
Gosmari4, Albertel5, traite!
Falite dereto6 colo7 palo, Carvoncelle8!
Sanctus Clemens
Duritia(m)9 cordis vestri(s)1é
saxa traere meruistis.
L’iscrizione presenta due registri linguistici ben definiti e contrapposti. Il pagano Sisinnio si rivolge ai servi in un linguaggio triviale, di tono plebeo (li apostrofa infatti come «fili de le pute»), ed usa il volgare. San Clemente, che sottolinea il significato morale del miracolo, si esprime invece in latino, anche se la grafia della lingua risulta errata rispetto alla norma classica.
I tratti che caratterizzano come volgare la lingua di Sisinnio sono:
- la caduta delle consonanti tipiche delle desinenze latine dei casi; l’espressione «colo palo» deriva, ad esempio, da «cum illum palum» (il latino tardo, infatti, aveva sostituito l’ablativo con l’accusativo; ciò spiega anche la forma «Sisinnium» in luogo del regolare «Sisinnius»);
- la trasformazione della u finale latina in o (per cui si ha «collo palo»);
- la presenza, in luogo delle desinenze, di preposizioni che indicano la funzione grammaticale dei nomi (es. «de le pute»: il latino avrebbe avuto il genitivo plurale);
- il passaggio di rb ad rv nel nome proprio «Carvoncelle», tipico del dialetto romanesco.
Permangono invece elementi latini nelle desinenze del vocativo nei nomi «Gosmari» e «Carvoncelle».
Il discorso di San Clemente presenta, come si è detto, alcuni errori rispetto alla norma classica. L’ablativo causale «duritia» diviene «duritiam» (sempre a causa del diffondersi indiscriminato dell’accusativo in luogo di tutti gli altri casi). Il genitivo «vestri» diventa «vestris» (forse per analogia con il sostantivo «cordis», che segue invece regolarmente la terza declinazione).
Nessun commento:
Posta un commento