Ieri abbiamo approfondito dettagli contenuti nel capitolo esordiale. Questo proemio è di estrema importanza perché almeno su due fronti eredita una tradizione letterario che voleva il prologo comesede privilegiata riguardante i contenuti dell’opera e le finalità. In più è importante perché nella tradizione del testo (vale a dire nelle numerose copie in francese e nelle traduzioni) alcuni dati di questi proemio sono stati ridotti e modificati. In particolare la figura più precaria è quella del collaboratore di Marco Polo. Polo infatti diventa garante dell’opera (l’ha viste in prima persona), e quindi è visto più come vero e proprio autore.
Rustichello invece ha un ruolo a livello diegetico quasi inutile, poiché non è protagonista dell’avventura narrata,; è solo l’esecutore della messa per iscritto ed il collaboratore relazionare. Ecco perché forze la sua figura è confinata nel prologo, ha un ruolo più tecnico, è legato alla circostanze della composizione, stesura dell’opera. Non ci dobbiamo quindi stupire che non ci sia scritto altro di Rustichello. Altre informazioni sono taciute per tener conto del sistema letterario medievale, dove tali informazioni erano rarissime; sspesso i testi di questo tipo sono addirittura anonimi, Era normale star zitti, non parlare; non era necessario dir tutto. Fra l’atro la lingua volgare non era la lingua ufficiale della lingua scritta, e quindi si presentava come “sperimentzione”. Fra l’altro le opere francesi scritte da italiani tra il 1240 e 1300 (esiste una letteratura detta franco-italiana) sono ben diffuse, e si presentano come ibridi linguistici. Autori franco-italiani non sono comunque diffusissimi. Spesso il milione è accostato a autori come Brunetto Latini, ma le circostanze della stesura del Tresor sono completamente diverse (scrive in francese perché esiliato in francia, e conosce il francese in maniera perfetta). Inoltre la pratica del francese da parte di Brunetto Latini è una pratica di una vera e propria lingua d’autore; sceglie il freancese e fa una considerazione linguistica nel prologo del tresor nel quale afferma che l’uso del francese rende prestigio all’opera. Brunetto Latini comunque èp inserito in un orizonte letterario per lo più classico. Il caso di Rustichello è ben diverso. Questi è un autore di romanzi cavallereschi, di cui non si sa nulla. La personalità d’autore nei romanzi cavallereschi non aveva un ruolo fondamentale, importante. Spesso le opere erano senza nome d’autore, anonime. Bisogna quindi intenderlo come un compilatore di testi. Possiamo chiamarlo autore franco-italiano, anche se si inserisce nella tradizione cavalleresca di tipo francese. Il fatto che la lingua del Milione risenta dell’italiano è dovuti ad altri fattori (non per forza involontari); ad esempio l’argomento: era una realtà vissuta veramente dal personaggio Marco polo, per questo si discosta dallo stile codificati cavalleresco. Marco polo conosce anche le lingue orientali; già questa portata introduce un problema di traduzione, o di trasposizioni linguistiche (tradurre i nomi, ecc - detti realia). Ci sono infatti alcune parole del milione di cui non si conosce il significato ( si trovano delle situazioni di compromesso, un compromesso linguistico-culturale).
Secondo capitolo: inizia con la rubrica (alla quale non bisogna dare tantissimo affidamento - non è il contenuto del testo, è paratesto)<Come il padre e lo zio di Marco polo partirono da Costantinopoli per esplorare il mondo> Il testo racconta: << Fu vero che al tempo in cui Baldovino era imperatore di Costantinopoli, cioè 1250 anni dall’incarnazione di Cristo, il signor Nuccolò Polo, che era padre di Marco, e il signor Matteo Polo, che era fratello di Niccolò, questi due fratelli erano nella città di Cotantinopoli, fratelli che errano andati da Venezia con la loro mercanzia. (cosa normale per i tempi, a Costantinopoli ancora c’è una zona Veneziana, di mercato - Costantinopoli era l‘anello di congiunzione tra oriente e occidente, era un crocevia di popolazioni soprattutto europee e soprattutto di colonie europee di mercanti delle republiche marinare). Erano indubbiamente ( nobli= in forma italianizzata sta per nobili, sages =avveduti e porveant = sinonimo di avveduto, nel senso di far vedere lontano, lungimiranti) nobili, avveduti e lungimiranti. Decisero fra loro e dissero che vogliono andare in mare più grande (Mar Nero)per fare guadagno e loro profitto (coppia sinonimica). Dunque comprarono molti gioielli e partirono da Costantinopoli in una nave (in, presposizione italiana, conservazione della proposizione latina) e se ne vanno in Soldania (regno sulla costa della penisola di Crimea, sul Mar Nero; anche la Crimea era occupata da mercanti, soprattutto genovesi)>>
Questo rpimo paragrafato prende le mosse prima ancora del viaggio verso oriente. Marco polo nasce nel 54, quando appunto ha 6 anni, lo zio e il padre sono mercanti già stanziati a Costantinopoli e già espansi verso la Crimea. Quindi questo è un primo spostamento dei parenti di Marco che il Milione usa per introdurre il viaggio. Ancora una volta dobbiamo apprezzare la quantità di elemnti concreti che vengono offerti, ance perché questo tsto dovrebbe configurarsi come un trattato geografico (rifarsi ad una tradizione letteraria nella quale si poteva scrivere di tutto). Queta introduzione biografica rompe gli argini del genre letterario, forma, plasma le credenziale dell’autore, Costruisce uno sfondo storico-familiare a quello che è il “livre”. Se riandate alla frase del prologo << conterra le dievrsità delle regioni del mondo è meraviglie.. Ecc>>; si presenta quindi come un trattato geografico che tenta di dare informazioni precise dell’oriente. Tuttavia l’inizio dell’opera, superato l’esordio, disattende un po’ questa promessa, o meglio, al rimanda. C’è una “retardazio” del libro vero e proprio, e si inizia parlando della famiglia di Polo e di un primo viaggio fatto in oriente. Siamo nel puro registro narrativo, più che descrittivo (alternanza tra forme verbali al presente e al passato è tipica del romanzo cavalleresco, o novellistico). Questo che stiamo leggendo èl’unico manoscritto completo che riporti la versione franco-italiana. Non ci sono altre copie che riportino questa versione. Per esempio esiste una redazione in francese corretto che è probabilmente da
Questo rpimo paragrafato prende le mosse prima ancora del viaggio verso oriente. Marco polo nasce nel 54, quando appunto ha 6 anni, lo zio e il padre sono mercanti già stanziati a Costantinopoli e già espansi verso la Crimea. Quindi questo è un primo spostamento dei parenti di Marco che il Milione usa per introdurre il viaggio. Ancora una volta dobbiamo apprezzare la quantità di elemnti concreti che vengono offerti, ance perché questo tsto dovrebbe configurarsi come un trattato geografico (rifarsi ad una tradizione letteraria nella quale si poteva scrivere di tutto). Queta introduzione biografica rompe gli argini del genre letterario, forma, plasma le credenziale dell’autore, Costruisce uno sfondo storico-familiare a quello che è il “livre”. Se riandate alla frase del prologo << conterra le dievrsità delle regioni del mondo è meraviglie.. Ecc>>; si presenta quindi come un trattato geografico che tenta di dare informazioni precise dell’oriente. Tuttavia l’inizio dell’opera, superato l’esordio, disattende un po’ questa promessa, o meglio, al rimanda. C’è una “retardazio” del libro vero e proprio, e si inizia parlando della famiglia di Polo e di un primo viaggio fatto in oriente. Siamo nel puro registro narrativo, più che descrittivo (alternanza tra forme verbali al presente e al passato è tipica del romanzo cavalleresco, o novellistico). Questo che stiamo leggendo èl’unico manoscritto completo che riporti la versione franco-italiana. Non ci sono altre copie che riportino questa versione. Per esempio esiste una redazione in francese corretto che è probabilmente da
datare in anni immediatamente successivi, quando Marco Polo fece ritorno a Venezia ed autorizzò una traduzione dell’opera per assicurare la circolazione del libro in francia. La sonorizzazione della k iniziale samolto di Pisano o genovese, però il testo che leggiamo è un testo comunque tramandato tramite un manoscritto non di mano degli autori, Il coefficiente è sicuramente stato aumentato dall’opera di cpiatura in terra italiana. Probabilmente il testo francese scritto dai due era un franco-italiano leggermente diverso (forse più corretto?. Alcuni italianismi quindi possono essere imputabili al copista. Abbiamo anche un ramo veneto ed una ramo toscano della tradizione. Con grande probabilità entrambi i rami dipendono dal ramo franco-italiano. Questo vale a rafforzare l’ipotesi che l’originale sia stato scritto in franco-italiano. La questione comunque è aperta.Come vedete la questione della lingua è estremamente legata alla questione della “tradizione testuale”; bisogna comunque dire che il manoscritto 1116 è quello che contiene più dettagli; però essendo una copia si è ipotizzato che i dati copiati dal copista non siano stato trattati da questi in maniera perfetta (si creano distorsioni di nomi, ecc). Il manoscritto 1116 è stato copiato da un copista che probabilmente ha creato “incidenti di copia”.
Perchèa llora dal punto di vista grammaticale-storico possiamo dire che è un testo farncese? Le parole non presentano la vocale finale atona (sono tutti termini francesi che risentono di questa perdita della vocale finale atona che si verificò nell’aggregarsi (nel nascere)delle lingue romanze. Prendiamo una parola come “IMPERATORES, IMPERATORI > emperaor, imperatori” (il plurale dei maschili era già sttao omologato in “i”), in più s’era creata una fusione tra prima e seconda declinazione con maggioranza dei plurali in “i”. C’è in più una tendenza settentrionale di trasformare la “t” in “d” (sonorizzazione consonantica intervocalica, per la versione “emperadori“). In pratica la parola latina, con la perdita della vocale atona, perde una sillaba latina e l’accento viene a trovarsi sull’ultima sillaba. Però come vedete la posizione dell’accento tonico rimane inalterata dal latino volgare alle derivazioni romanze (l’accento tonico è l’elemento più importante della parola, esso è il punto della parola in cui il suono della voce si alzava). La caduta della “t” intervocalica on “imperaor” avviene poiché intervocalica e secondo una tendenza tipica della Romania si assiste alla sonorizzazione o al dileguo del suono consonantico. Notate invece che la “p” dopo la “m” (dopo consonante labiale”) rimane inalterata. Intanto quindi notiamo come emperaor abbia perso l’ultima vocale atona del latino e la “t” intervocalica. La “s” finale è distribuita non solo per i plurale ma anche per il nominativo singolare (es: seniors).
Perchèa llora dal punto di vista grammaticale-storico possiamo dire che è un testo farncese? Le parole non presentano la vocale finale atona (sono tutti termini francesi che risentono di questa perdita della vocale finale atona che si verificò nell’aggregarsi (nel nascere)delle lingue romanze. Prendiamo una parola come “IMPERATORES, IMPERATORI > emperaor, imperatori” (il plurale dei maschili era già sttao omologato in “i”), in più s’era creata una fusione tra prima e seconda declinazione con maggioranza dei plurali in “i”. C’è in più una tendenza settentrionale di trasformare la “t” in “d” (sonorizzazione consonantica intervocalica, per la versione “emperadori“). In pratica la parola latina, con la perdita della vocale atona, perde una sillaba latina e l’accento viene a trovarsi sull’ultima sillaba. Però come vedete la posizione dell’accento tonico rimane inalterata dal latino volgare alle derivazioni romanze (l’accento tonico è l’elemento più importante della parola, esso è il punto della parola in cui il suono della voce si alzava). La caduta della “t” intervocalica on “imperaor” avviene poiché intervocalica e secondo una tendenza tipica della Romania si assiste alla sonorizzazione o al dileguo del suono consonantico. Notate invece che la “p” dopo la “m” (dopo consonante labiale”) rimane inalterata. Intanto quindi notiamo come emperaor abbia perso l’ultima vocale atona del latino e la “t” intervocalica. La “s” finale è distribuita non solo per i plurale ma anche per il nominativo singolare (es: seniors).
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