Or v’è una parte a capitoletti, ciascun introdotto da una rubrica generalmente in rosso. Le rubriche sono della stessa lingua dl testo. La versione franco italiana presenta una piccola parte iniziale che costituisce un vero e proprio prologo al libro. Questo prologo o “prolegue”, contiene le vicende di tipo autobiografico relative alla famiglia polo che hanno il fine di spiegare la situazione etno geografica e storica del libro. Si narra che cosa successe alla famiglia e perché Marco può avere un’un autoritas nella materia narrata(serve ad attribuire a Marco una garanzia di autorevolezza e veridicità). Il prologo contiene 19 capitoletti. Si slleva qui il problema dell”autorità” del narratore.
Nel medioevo i libri sono sempre inseriti in una tradizione e il libro richiama sempre testi classici. I richiami sono obbligatori per dare credibillità. Qui per Rustuchello e Marco nasce un problema grosso: sta finendo la prigionia, Marco è reduce ad un viaggio che non è comune,si rende conto dell’eccezionalità della sua esperienza (è un tesoro vivente), ha la fortunatissima occasione di soggiornare con uno “scrittor” che ha molta pratica di scrittura ed ha le potenzialità di veicolare il sapere di Marco in una lingua conosciuta. Nel nostro sistema letterario invece la novità e la mancanza di una tradizione è una spinta per i libri. Ai tempi di Polo invece no. Era necessaria una tradizione. Marco non aveva scritto mai niente. Al tempo stesso Marco è molto attento a non perdere il copyright di quello che affida a Rustichello. In questo senso Marco è “autore” del libro, e la sua presenza è sempre molto forte e costante (Rustichello è semplicemente un portavoce), quindi anche se Marco non è “scriptor” egli è il “testimone diretto”. ha sfruttato la capacità di scrittura di un romanziere francese in modo tale da dare maggior garanzia di successo al libro. Se avesse fatto una trattato mercantile avrebbe confinato il libro nel genere trattatistico (il libro diventava un libro di natura tecnica). Affidando la scrittura ad un romanziere allarga la portata dell’opera. Il pubblico del Milione è sia il pubblico dei mercanti, sia il pubblico della corte. Quindi c’è una strategia di stesura. Si mettono d’accordo per potenziare il prodotto. Al tempo stesso la posta in gioco è talmente alta che c’è bisogno di prendere delle contromisure poiché c’è il rischio che tutto sembri una baggianata. Per questo si cercano delle “garanzie” con la scrittura del prologo che fa una selezione delle notizie. C’è sempre un’operazione selettiva. Spesso scrive <<e successero delle cose che non è il caso di ricordare”. C’è quindi anche un meccanismo di “censura” dei fatti. Bisogna entrare in questa strategia di scrittura per capire quanto loro si avvalessero di questi strumenti per far ritenere degne di fede le informazioni che passavano. Il problema è capire che cosa la scrittura del testo ci dice con l’intenzione di provarcelo vero. Nella compilazione del Milione si vede una fortissima volontà di rendere credibile ciò che è detto. Il nostro compito è identificare il genere letterario entro il quale un’opera come il Milione va ad iscriversi. E’ il genere della “letteratura di viaggio” che viene però rinnovata dal Milione. Viene affidatopmad 8na lingua di comunicazione tecnica che era in uso a quel tempo e viene indirizzato ad un pubblico vastissimo rispetti ad altri generi di viaggio che non erano affatto affidati ad un pubblico ampio (spesso erano in latino>). La letteratura di viaggio ha una svolta, e dopo il milione l’esperienza del viaggio si concretizza. Il nostro compito è poter vedere nella versione più antica del testo quali strategie furono messe in atto. In questo senso sono fondamentalismi il prologo e l’esordio. I dati non sono presentati in maniera dettagliata, c’è una vaghezza, lasciano dei buchi.
X (come li due fratelli vennero alla città di acri)
Notate i perfetti: partirent, alerent, distrent
Notate i presenti: alent, trovant, dit
Notate gli imperfetti: astuet, avuet,
fate attenzione perchèil francese abbonda di parole molto piccole che però devono essere tradotte; molto importante è “en” < INDE (se “ne” andarono); nes < NAVEM (è una forma un po’ strana, veine anche il dubbio di doverla correggere in “ne<f>“; la “s” la si spiega nel plurale, però nel testo è indicato al singolare;
X (come li due fratelli vennero alla città di acri)
Notate i perfetti: partirent, alerent, distrent
Notate i presenti: alent, trovant, dit
Notate gli imperfetti: astuet, avuet,
fate attenzione perchèil francese abbonda di parole molto piccole che però devono essere tradotte; molto importante è “en” < INDE (se “ne” andarono); nes < NAVEM (è una forma un po’ strana, veine anche il dubbio di doverla correggere in “ne<f>“; la “s” la si spiega nel plurale, però nel testo è indicato al singolare;
la “f” dal copista forse è stata presa come “s”)
Notate l’abbondanza di pronomi neutri (se = ciò; por ce= per questo motivo; ce ke = quello che)
XI
Non è interessato ai fatti bografici dei Polo, bensì focalizza sul viaggio e sugli incarichi conferiti a Marco. La narrazione è palesemente selettiva.
Notate: moiner = menare
Els < ILLOS (loro), presenta la c “ceevigliata” (addolcisce i suono della “k” che è resa come “z“; la cediglia nell‘italiano indica semplicemente un suono sibilante ) l “c” se è davanti ad “e” o “i” è pronunciata senza problemi come “affricato dentale” (addolcisce l’affricato palatale italiano facendolo diventare affricato dentale (ts;tz): affricato palatale > affricato dentale
Bisogna quindi sempre trovare una corrispondenza tra ciò che scritto e la pronuncia (la scrittura è sempre un compromesso grafico per indicare suoni).
Qualsiasi autore e copista aveva problemi nello scrivere in francese (non è ancora grammaticalmente regolare). C’è da dire che la notazione del nord italia aiuta a scriver ein francese (il ligure, il piemontese- lo sono un po’ meno il pisano ed il veneziano). Per esempio nel parlato tutti i dialetti che stanno al di sopra di una linea immaginaria che va da La Spezia a Rimini, abbiamo tratti comuni al francese come Il troncare le parole, Il sonorizzare le consonati, le palatalizzazioni ecc. Quindi il francese è la lingua più vicina al volgare italiano. Il La forma che rende la lingua francese non è però sempre la stessa; non abbiamo ancora una vera e propria regolarizzazione. Frequente è l’uso del “k” al posto di “qu”, poichè entrambe indicano una “c velare”, ma è frequente la grafia con il “k” (più tipico dell’dell‘). Quindis e trovo “ke” devo immaginarmelo come “que”, quindi non è errata la scrittura, bensì il segno si riferisce ad un suono diverso.
Se ci si basa sulla situazione documentaria del Milione siamo in presenza di molte copie, circa 80 esemplari. E’ un’opera a metà tra il genere narrativo e il genere scientifico. La situazione manoscritta è molto intricata, le copie hanno variazioni di forma e contenuto. Sono state condotte delle indagini per stabilire tra tutti questi manoscritti una possibile classificazione in modo da convogliare questi manoscritti verso l’originale perduto. Marco e Rustichello non danno indicazioni sulla scelta della lingua (Brunetto Latini nel prologo del Tresor invece specifica il motivo per aver usato il francese). Ma il Milione in che lingua fu scritto all’inizio?? Se voi prendete un qualsiasi manoscritto del milione, non avete la sensazione di stare davanti ad una traduzione. E’ il confronto tra i testi che ci permette di classificare i manoscritti e di dire quale versione è venuta prima. Il lavoro di selezione dei manoscritti è fatto dallo studioso Benedetto, che ha studiato la tradizione del Milione ed ha razionalizzato i dati per arrivare a copie che l’edizione del 1116 era la versione più vicina all’originale. Ci sono tuttavia anche dei fattori storico-letterari; alla luce delle nostre attuali conoscenze del francese, la copia del 1116 è quella che più verosimilmente si avvicina all’originale. Rustichello era un autore che proveniva da un’esperienza letteraria, esperienza che è concretizzabile nella sua compilazione arturiana risalirebbe agli anni 1270-1274 se si presta credito alle affermazioni dello stesso Rustichello di un contatto tra Rustichello ed il re d’Inghilterra (Edoardo- ). Anche i manoscritti di Rustichello ci pongono un problema linguistico: c’è il manoscritto 1463 (1280-1290)che è una testimonianza molto importante perché è il manoscritto che sembra contenere la versione più vicina al francese usato da Rustichello e è il manoscritto che stilisticamente e linguisticamente è più vicino al Milione 1116 (anni 1320-1330). Bisogna dire che gli studi condotti per il momento escludono una tradizione ancora più antica. Ma qual è il criterio per stabilire l’esattezza del testo? Dati fisici (carta, ecc), dati linguistici (in genere la lingua viene sempre ammodernata nelle copie successive). La tradizione latina tende alla “quiescenza” (ovvero alla conservazione linguistica - un copista la massimo corregge!!!), invece quella volgare tenda a sviluppi di ammodernamento. E’ per questo che la tradizione delle opere in volgare è detta “attiva”(ovvero l’opposto di quiescente), ovvero in continuo sviluppo ed evoluzione. La tradizione volgare non h rispetto per l’autore, l’autore è il primo adattatore della materia, è chi decide di mettere per scritto la materia per la prima volta. E’ una specie di artigiano che competente nella lingua e nello stile decide di non farsi sfuggire un’occasione. Il suo statuto non è considerato però intoccabile dai copisti. I copisti lavoravano all’interno di scriptoria. Il manoscritto è una testimonianza fisica che può essere interrogata su vari livelli. il 1116 è un manoscritto copiato in italia (la scrittura è più tonda e tipica dell‘italia). Dovrebbe essere venuto fuori da una zona veneta (Padova-Venezia) nei primi decenni del 1300. Queste indicazioni sono accertabili ance su base paleografica. Il manoscritto 1463 di Rustichello non viene da una zona Veneta, bensì da zona Genovese (di tipo francese e franco-italiano)- siamo in una zona di produzione tra Pisa, Francia e Liguria.. Il manoscritto 1116 va nel veneto una trentina di anni dopo (abbiamo anche traduzione in veneto del Milione). Nel 1463 non vi sono tracce di venetismi (solo alcuni tratti pisani), e il francese è molto più francese che franco-italiano.
v. cap XII
Si riparte da pag 316;
Le notizie di tipo geografico vengono annunciate e rinviate ad un momento successivo. Notate l’uso dei possessivi che sono al plurale perché chi parla sono due voci: Marco e Rustichello. Notate il genitivo senza preposizione(genitivo assoluto). “Cevaucent” è un presente. Alternazione tra tempo presente perfetto (tipici della narrazione anche cavalleresca- da dinamismo all’azione narrativa; il presente è il “presente storico“, usato per rendere viva la narrazione). “Ver” (inverno) deriva dall’aggettivo invernale e non dal sostantivo. Questo meccanismo di derivazione è tipico del latino parlato (più colloquiale). In questo vaso “iver” ha subito un’aferesi di “i” iniziale” .
Ha parlato di P + iod , poi cos’è la iod, poi anche delle consonanti in posizione intervocalica.
Caso delle labiovelari “quando” = kw Qu > K
Il francese rispetto all’italiano è più conservativo nella grafia ma più libero nella pronuncia.
Pa 317
Accoglienza dei Polo dal gran Kan e ammissione del figlio di Niccolò Polo (marco) alla corte del sovrano. Effettivamente il modo con il quale si sceglie di raccontare questo episodio è praticamente ripreso dal romanzo cavalleresco (come il sovrano si comporta con i cavalieri).
Iod iniziale > G
In questo capitoletto si entra nel merito delle capacità e competenze di Mrco Polo: conosce 4 lingue, è competente nelle altre lingue, e che riesce a coniugare la conoscenza personale ai doveri di ambasciatore. Si vede per esempio che questo atteggiamento di Marco costituisce un nucleo all’interno del libro, poiché è come se si vuole fa vedere che Marco inizia a raccogliere informazioni sull’Asia a seguito delle ambasciate per il Kan (ecco come si formano le conoscenze contenute del libro). Marco Polo porta informazioni a corte riguardo al mondo visitato. Questa parte forma le credenziali, poiché mostra Marco come testimone diretto, in più le informazioni da lui raccolte sono una specie di testo nel testo (è come il testo stesse nascendo e prendendo forma sotto i nostri occhi). Questo topos del testo nel testo è un tema topico che caratterizza la letteratura medievale ed è anche una chiave d’accesso di molte opere, soprattutto volgari. Vale a dire che noi leggendo molte opere medievali possiamo ricostruire la nascita di Letteratura medievale tramite un processo di giustificazione storica (tipica del libro latino e del libro tradotto< - cioè bisogna risalire alla necessità stessa di scrivere in volgare nel medioevo). Quindi quando si scrive in volgare c’è sempre il bisogno di rimandare ad una fonte, ad un’un auctoritas (quindi è qui che viene messa in causa l’auctoritas di Marco, la fonte del libro). C’è dell’altro… Questo fatto del riferire a corte quello ch eè stato vissuto, trova origine proprio nel genere narrativo del romanzo, e particolarmente nel romanzo a soggetto arturiano. Vale a dire che nel rimanzo arturiano pereffetto di meta letteratura i cavalieri stessi sono protagonisti di vicende che poi raccontano a corte. La corte diventa specchio della realtà e alla corte di Re .
Artù sono anche presente degli storici di corte (queli che tengono il libro che contiene le peripezie dei cavalieri). Quindi una componente essenziale della letteratura cavalleresca era quella di avere la capacità di tornare a corte e di riferire l’impresa eroica che veniva messa per iscritto dai chierici. Questo è un vero e proprio “topos” che si ripete ogni volta. Ora voi però capite che questo procedimento che è legato al problema della cosiddtetta “autopsia” viene attribuita ad un cavaliere del tutto finto la capacità di farsi “storia”, poiché appunto il cavaliere le fa mettere per iscritto in n libro di storie. In realtà questo topos di riferie ciò che si è visto deriva dalla storiografia pi antica come quella di Erodoto. Rustichello si trova davanti una figura moto completta poiché il Polo racchiude elementi sia di tipi storico che letterario. Quindi è un “uomo a più dimensioni, che acquista una valenza storica ma allo stesso tempo si deforma in entità letteraria”. Quindi da una parte è come un cavaliere che tornava a corte e narrava le proprie avventure (Rustichello lo filtra nella tradizione cavalleresca di tipo Arturiano), dall’altra Marco è un’entità storica e quindi reale. Si ha il convergere di storia e letteratura. Oltre tuto la carica dei ambasciatore li conferisce la posizione di relazione… Il tema dell’ambasceria percorre tutta questa prima parte. E’ un elemento indispensabile. Rustichello si trova davanti una possibilità di sviscerare da una persona fisica sia una valenza letteraria che una valenza storica. Quello che più ci interessa è la loro ripercussione testuale: cosa avviene a livello di testo? Quindi tutte queste componenti di tipo topico, culturale, storico, letterario convergono tutte in un prodotto testuale altamente condizionato da queste componenti. La bellezza del testo è legata proprio alla sua problematicità (dovuta alla convergenza delle diverse dimensioni). Notate l’abbondanza di pronomi neutri (se = ciò; por ce= per questo motivo; ce ke = quello che)
XI
Non è interessato ai fatti bografici dei Polo, bensì focalizza sul viaggio e sugli incarichi conferiti a Marco. La narrazione è palesemente selettiva.
Notate: moiner = menare
Els < ILLOS (loro), presenta la c “ceevigliata” (addolcisce i suono della “k” che è resa come “z“; la cediglia nell‘italiano indica semplicemente un suono sibilante ) l “c” se è davanti ad “e” o “i” è pronunciata senza problemi come “affricato dentale” (addolcisce l’affricato palatale italiano facendolo diventare affricato dentale (ts;tz): affricato palatale > affricato dentale
Bisogna quindi sempre trovare una corrispondenza tra ciò che scritto e la pronuncia (la scrittura è sempre un compromesso grafico per indicare suoni).
Qualsiasi autore e copista aveva problemi nello scrivere in francese (non è ancora grammaticalmente regolare). C’è da dire che la notazione del nord italia aiuta a scriver ein francese (il ligure, il piemontese- lo sono un po’ meno il pisano ed il veneziano). Per esempio nel parlato tutti i dialetti che stanno al di sopra di una linea immaginaria che va da La Spezia a Rimini, abbiamo tratti comuni al francese come Il troncare le parole, Il sonorizzare le consonati, le palatalizzazioni ecc. Quindi il francese è la lingua più vicina al volgare italiano. Il La forma che rende la lingua francese non è però sempre la stessa; non abbiamo ancora una vera e propria regolarizzazione. Frequente è l’uso del “k” al posto di “qu”, poichè entrambe indicano una “c velare”, ma è frequente la grafia con il “k” (più tipico dell’dell‘). Quindis e trovo “ke” devo immaginarmelo come “que”, quindi non è errata la scrittura, bensì il segno si riferisce ad un suono diverso.
Se ci si basa sulla situazione documentaria del Milione siamo in presenza di molte copie, circa 80 esemplari. E’ un’opera a metà tra il genere narrativo e il genere scientifico. La situazione manoscritta è molto intricata, le copie hanno variazioni di forma e contenuto. Sono state condotte delle indagini per stabilire tra tutti questi manoscritti una possibile classificazione in modo da convogliare questi manoscritti verso l’originale perduto. Marco e Rustichello non danno indicazioni sulla scelta della lingua (Brunetto Latini nel prologo del Tresor invece specifica il motivo per aver usato il francese). Ma il Milione in che lingua fu scritto all’inizio?? Se voi prendete un qualsiasi manoscritto del milione, non avete la sensazione di stare davanti ad una traduzione. E’ il confronto tra i testi che ci permette di classificare i manoscritti e di dire quale versione è venuta prima. Il lavoro di selezione dei manoscritti è fatto dallo studioso Benedetto, che ha studiato la tradizione del Milione ed ha razionalizzato i dati per arrivare a copie che l’edizione del 1116 era la versione più vicina all’originale. Ci sono tuttavia anche dei fattori storico-letterari; alla luce delle nostre attuali conoscenze del francese, la copia del 1116 è quella che più verosimilmente si avvicina all’originale. Rustichello era un autore che proveniva da un’esperienza letteraria, esperienza che è concretizzabile nella sua compilazione arturiana risalirebbe agli anni 1270-1274 se si presta credito alle affermazioni dello stesso Rustichello di un contatto tra Rustichello ed il re d’Inghilterra (Edoardo- ). Anche i manoscritti di Rustichello ci pongono un problema linguistico: c’è il manoscritto 1463 (1280-1290)che è una testimonianza molto importante perché è il manoscritto che sembra contenere la versione più vicina al francese usato da Rustichello e è il manoscritto che stilisticamente e linguisticamente è più vicino al Milione 1116 (anni 1320-1330). Bisogna dire che gli studi condotti per il momento escludono una tradizione ancora più antica. Ma qual è il criterio per stabilire l’esattezza del testo? Dati fisici (carta, ecc), dati linguistici (in genere la lingua viene sempre ammodernata nelle copie successive). La tradizione latina tende alla “quiescenza” (ovvero alla conservazione linguistica - un copista la massimo corregge!!!), invece quella volgare tenda a sviluppi di ammodernamento. E’ per questo che la tradizione delle opere in volgare è detta “attiva”(ovvero l’opposto di quiescente), ovvero in continuo sviluppo ed evoluzione. La tradizione volgare non h rispetto per l’autore, l’autore è il primo adattatore della materia, è chi decide di mettere per scritto la materia per la prima volta. E’ una specie di artigiano che competente nella lingua e nello stile decide di non farsi sfuggire un’occasione. Il suo statuto non è considerato però intoccabile dai copisti. I copisti lavoravano all’interno di scriptoria. Il manoscritto è una testimonianza fisica che può essere interrogata su vari livelli. il 1116 è un manoscritto copiato in italia (la scrittura è più tonda e tipica dell‘italia). Dovrebbe essere venuto fuori da una zona veneta (Padova-Venezia) nei primi decenni del 1300. Queste indicazioni sono accertabili ance su base paleografica. Il manoscritto 1463 di Rustichello non viene da una zona Veneta, bensì da zona Genovese (di tipo francese e franco-italiano)- siamo in una zona di produzione tra Pisa, Francia e Liguria.. Il manoscritto 1116 va nel veneto una trentina di anni dopo (abbiamo anche traduzione in veneto del Milione). Nel 1463 non vi sono tracce di venetismi (solo alcuni tratti pisani), e il francese è molto più francese che franco-italiano.
v. cap XII
Si riparte da pag 316;
Le notizie di tipo geografico vengono annunciate e rinviate ad un momento successivo. Notate l’uso dei possessivi che sono al plurale perché chi parla sono due voci: Marco e Rustichello. Notate il genitivo senza preposizione(genitivo assoluto). “Cevaucent” è un presente. Alternazione tra tempo presente perfetto (tipici della narrazione anche cavalleresca- da dinamismo all’azione narrativa; il presente è il “presente storico“, usato per rendere viva la narrazione). “Ver” (inverno) deriva dall’aggettivo invernale e non dal sostantivo. Questo meccanismo di derivazione è tipico del latino parlato (più colloquiale). In questo vaso “iver” ha subito un’aferesi di “i” iniziale” .
Ha parlato di P + iod , poi cos’è la iod, poi anche delle consonanti in posizione intervocalica.
Caso delle labiovelari “quando” = kw Qu > K
Il francese rispetto all’italiano è più conservativo nella grafia ma più libero nella pronuncia.
Pa 317
Accoglienza dei Polo dal gran Kan e ammissione del figlio di Niccolò Polo (marco) alla corte del sovrano. Effettivamente il modo con il quale si sceglie di raccontare questo episodio è praticamente ripreso dal romanzo cavalleresco (come il sovrano si comporta con i cavalieri).
Iod iniziale > G
In questo capitoletto si entra nel merito delle capacità e competenze di Mrco Polo: conosce 4 lingue, è competente nelle altre lingue, e che riesce a coniugare la conoscenza personale ai doveri di ambasciatore. Si vede per esempio che questo atteggiamento di Marco costituisce un nucleo all’interno del libro, poiché è come se si vuole fa vedere che Marco inizia a raccogliere informazioni sull’Asia a seguito delle ambasciate per il Kan (ecco come si formano le conoscenze contenute del libro). Marco Polo porta informazioni a corte riguardo al mondo visitato. Questa parte forma le credenziali, poiché mostra Marco come testimone diretto, in più le informazioni da lui raccolte sono una specie di testo nel testo (è come il testo stesse nascendo e prendendo forma sotto i nostri occhi). Questo topos del testo nel testo è un tema topico che caratterizza la letteratura medievale ed è anche una chiave d’accesso di molte opere, soprattutto volgari. Vale a dire che noi leggendo molte opere medievali possiamo ricostruire la nascita di Letteratura medievale tramite un processo di giustificazione storica (tipica del libro latino e del libro tradotto< - cioè bisogna risalire alla necessità stessa di scrivere in volgare nel medioevo). Quindi quando si scrive in volgare c’è sempre il bisogno di rimandare ad una fonte, ad un’un auctoritas (quindi è qui che viene messa in causa l’auctoritas di Marco, la fonte del libro). C’è dell’altro… Questo fatto del riferire a corte quello ch eè stato vissuto, trova origine proprio nel genere narrativo del romanzo, e particolarmente nel romanzo a soggetto arturiano. Vale a dire che nel rimanzo arturiano pereffetto di meta letteratura i cavalieri stessi sono protagonisti di vicende che poi raccontano a corte. La corte diventa specchio della realtà e alla corte di Re .
….
Capito 18
L’italianità del Milione si ripercuote sulla veste grafica. Ma in ogni caso il sistema linguistico di riferimento è sempre il francese antico. Francese letterario per quanto riguarda le influenza cavalleresche di Rustichello (un francese che risente della formazione romanzesca di Rustichello). Ci sono dei movimenti di frase che derivano da una collaborazione diretta tra i due coautori (derivanti anche dal dialogo tra i due durante la composizione). La versione latina è strutturata come una trattazione scientifica. Da un punto di vista di critica testuale quando si parla di copie in francese si parla di tradizione diretta, quando si parla di versioni tradotte si parla di tradizione indiretta. In realtà è rilevante tutta la tradizione del Milione.
.. Iniziamo col 18
v. pag 324-325
Nella lirica invece non c’è il bisogno di cercare fonti o prove, manca lo scrupolo di verità. Una lirica anche in volgare non dichiara mai di tradurre da una fonte. Per statuto la lirica non racconta, bensì “canta”, quindi non c’è la necessità di crearsi delle credenziali. Allora.. Proviamo a tradurre il 19...
Capitolo 2o, capitolo descrittivo
In genere il registro è descrittivo, ma ci sono molte allocuzioni al pubblico per movimentare lo stile della narrazione. In più vi sono formule di trapasso narrativo: formula di transizione per introdurre l’argomento successivo. Questa formula è tipica anche del testo cavalleresco (che divide le avventure e le gesta).
<Qui parla della piccdola armenia. E’ vero che ci sono due armenie, una grande e una piccola. Della piccollo ne è signore un re che regge la terra nella giustizia ed è sottoposto ai tartari. Ci sono molte città e molti castelli e c’è di ogni cosa in grande abbondanza. E’ anche una terra di gran sollazzo (dove è possibile trovare svaghi) e di ogni caccia, bestie e uccelli. MA vi dico che non è una sana provincia ma inferma molto (una provincia insana), infatti anticamente i nobili uomini erano buoni e valenti nelle armi ma ora sono malvagi e vili e non hanno nessuna buona qualit se non quella di essere buoni bevitori. C’è anche sul mare una città che è chiamata Laiazzo la quale è di grande mercanzia, infatti sappiate veramente che tutte le spezie e i drappi di “frateres” (dell’entroterre- infra terras) si portano in questa città e tutte le altre cose preziose. E i mercanti di ogni aprte vengono e li comprano e tutti gli uomini e mercanti che vogliono anndare all’interno prendono la loro strada da questa città. Ora vi abbiamo raccontato la piccola armenia e dopo vi racconteremo della turcomannia>.
Commentiamo la grammatica:
“Pitet” sta per “petit”, si ha unos cambio di vocali …
“ilia” è la caratteristica espressione francese per indicare il complemento di luogo < ILLE IBI HABET, che sopravvive anche nel francese moderno. Si ha IBI che si è ridotto ad “i” e avere è usato con significato intransitivo, ovvero “starci, esserci”.
“castiaus”;“chouses”: queste due forme mostrano un’un oscillazi consonantica tipica del franco-italianoc he non è regolare nella fonologia e che può presentare suoni che avvolte si sbilanciano evrso l’italiano, altre volte verso il francese. “Chouses” è perfettamente inserito nell’ambito linguistico francese: fa vedere due fenomeni tipici ovvero la palatizzazione della vocale latina davanti a vocale “a”, e poi la monottongazione del dittongo Au. In francese si ha un progressivo indebolimento della consonante. Invece se guardiamo “castiaus” denota una pronuncia all’italiano (con “K”; invece in francese diventa ciastiaus-scritto “ch”).
Ricordate che il “ch” sta ad indicare un suono palatale. Quindi quando si ha l’h si ha sempre una pronuncia di tipo palatale.
La palatizzazione è un fenomeno tipico delle lingue romanze che viene sviluppata quando in latino parlato si ha la presenza di un elemento semiconsonantico “yod”. Ad esempio in FILIA > fille, figlia, filha. La yod è andata a modificare l’articolazione della consonante precedente.
Ora nel caso del Milione vi sono delle grafie che ci fanno venire il sospetto che la pronuncia fosse italianizzante (come castiaus: ci fa credere che la pronncia fosse Kastiaus, e quindi italianizzanta, non Chastiaus).
Le consonanti cambiano in base alla loro posizione(iniziale, centrale, finale latina, finale romanza).
- Le finali latine cadono quasi sempre( alcune volte vi sono fenomeni di ripristino, ma rari, tipo “s“)
- finali romanze: sono le consonanti sono quelle che sono rimaste dall’evoluzione della parola; bisogna farci attenzione poiché sono determinate dalla caduta di una vocale: mur < MUR(UM)
- iniziali : quasi tutte si conservano. In francese alcune si sono palatizzate come la K che è divenuta ch; quando la k è danvanti ad “a” si palatalizza sempre in “ch”. Nel caso di doppia consonante iniziale come ad esempio PLENUM, FLOREM PRATUM
Tendono comunque a mantenersi, invece in italiano no e si palatalizzano.
- centrale, qui la situazione si complica un po’:
Consonante tra vocali= sonorizzazione
Consonanti con iod = palatalizzazione
Doppie consonantiJ
PAROLE DEL CAPITOLO 20
Justice, giustizia, giustezza
Solace
K’ele da “que”
Sachies (si pronuncia saces)
Nessun commento:
Posta un commento