DOMANDA : Sh. alcune volte sembra svilire se stesso, porsi su un piano strettamente inferiore a quello dell'amato, altre volte afferma quasi con prepotenza il potere, la forza della propria poesia, eternatrice e vittoriosa contro il tempo. Possiamo chiarire tale rapporto contraddittorio?
allora....
allora....
1) Nel sonetto 55 afferma che la poesia conferisce un'eternità superiore ad ogni potere materiale. E' quindi l'immaterialità della poesia che sovrasta per potere ogni entità terrena (la poesia non si compromette con la materia). La poesia infatti "rieempie il vuoto tra la vita terrena e la resurrezione del giudizio universale".
Né marmo, né aurei monumenti di principi
sopravviveranno a questi possenti versi;
tu brillerai più luminoso in queste rime
che in polverosa pietra consunta dal lordo tempo.
Quando la distruttiva guerra travolgerà le statue
e ogni opera d'arte sarà rasa al suolo da sommosse
né la spada di Marte, né il suo divampante fuoco
cancelleranno il ricordo eterno della tua memoria.
Contro la morte ed ogni forza ostile dell'oblio
tu vivrai ancora: la tua gloria troverà sempre asilo
proprio negli occhi di ogni età futura
che trascinerà questo mondo alla condanna estrema.
Così, sino al giudizio che ti farà risorgere,
vivrai in questi versi e dimorerai in occhi amanti.
2) Nel sonetto 81 sembra invece presente, a prima occhiata, la sottomissione di Sh. nei confronti dell'amato. La vediamo espressa esplicitamente col verso " Di qui il tuo nome avrà vita immortale, anche se io me ne andrò e sarò morto al mondo". Eterno sembra rimanere soltanto l'amato, invece Sh. sembra accettare una sorta di morte dovuta alla non gloria. Continua scrivendo " il tuo nome, da queste parole. avrà vita immortale". Ecco... peccato che Sh. non scriva mai il nome dell'amato, non eterni quest'uomo; eterna invece il sentimento che prova egli per lui.. quindi Sh. eterna se stesso e i propri sentimenti corrodendo invece l'effettiva immagine dell'amato. E' Sh. quindi che acquista l'immortalità, non l'amico..
Inoltre con l'espressione "il tuo monumento sarà il mio dolce verso" non significa che la poesia lo lascerà intatto; come un sarcofago non vi rimarrà niente se non il monumento.
Sia ch'io viva per scriver la tua epigrafe
o che tu sopravviva a me consunto sotto terra,
mai morte potrà da qui sottrar la tua memoria
anche se ogni parte mia sarà dimenticata.
Il tuo nome da qui trarrà vita immortale,
anche se scomparso, io morirò per tutto il mondo:
la terra a me darà soltanto una comune fossa,
mentre tu sarai sepolto in ogni sguardo umano.
Tuo monumento saranno i miei devoti versi
che occhi non ancor nati leggeranno attentamente;
e future lingue ripeteranno la tua esistenza
quando sarà spento ogni respiro di questo mondo:
tu vivrai sempre - tal virtù ha la mia penna -
sulle labbra di ogni uomo, ove alita la vit
3) Nel sonetto 54: Sh. scrive "la tua virtù stillerà nei miei versi" come le rose spremono dolci profumi. Distillare significa "distruggere", macerare, rendere informe. Quindi Sh. vuole dire implicitamente : ti renderò informe e del profumo che esalerai profumerò i miei versi".
Quanto ancor più bella sembra la bellezza,
per quel ricco ornamento che virtù le dona!
Bella ci appar la rosa, ma più bella la pensiamo
per la soave essenza che vive dentro a lei.
Anche le selvatiche hanno tinte molto intense
simili al colore delle rose profumate,
hanno le stesse spine e giocano con lo stesso brio
quando brezza d'estate ne schiude gli ascosi boccioli:
ma poiché il loro pregio è solo l'apparenza,
abbandonate vivono, sfioriscono neglette e
solitarie muoiono. Non così per le fragranti rose:
la loro dolce morte divien soavissimo profumo:
e così è per te, fiore stupendo e ambito,
come appassirai, i miei versi stilleran la tua virtù
4) Nel sonetto 52 Sh. scrive "Per timore di ottundere la punta acuta di un raro piacere", facendo capire, insinuando, che lui per primo non vuole sempre che l'amato gli si conceda. Questo lo condurrebbe alla noia; quindi è Sh. stesso a decidere di sottostare ad un determinato rapporto amoroso. Quindi diventa in un certo senso "attivo" nell'amore . L'amante deve quindi saper "attingere solo ogni tanto al tesoro posseduto, per far sì che esso meglio venga goduto".
Io sono come il ricco cui chiave benedetta
può condurre al suo dolce tesoro ben rinchiuso,
che però non vuole rimirare ogni momento
per non fiaccare l'estasi di un piacer più raro.
Per questo son le feste così solenni e ambite
perché ricorron rade nel volgersi dell'anno,
esse sono distanziate come pietre di valore
o gioielli d'alto pregio inseriti in un collare.
Così il tempo che ti serba è come il mio forziere
o come uno stipo che protegga vesti pregiate
per render più prezioso quell'attimo felice
quando ripresenta il suo splendor nascosto.
Benedetto sii tu, il cui valor mi offre il pregio
di gioir con te vicino, di sperar se sei lontano.
5) Nel sonetto 56 Sh. si domanda come possa l'amore avere meno costanza (ovvero passione) di bisogni materiali. Quindi fa dell'amore un qualcosa di più mutevole e scostante dei bisogni concreti, cosa che distrugge la concezione dell'epoca circa il "materiale" come cosa imperfetta. L'amore ( scandalo ad esempio un petrarca.. l'amore è entità ontologica superiore) si pone al di sotto dell'imperfezione! Quindi Sh. continua dicendo che per rimanere vivo l'amore deve essere "rare".
Dolce amore, rianima la tua forza, non sia
il tuo sentire più ottuso di quell'appetito,
che oggi soddisfatto del suo cibo,
domani si riaccende di primitivo ardore.
Sii così, amore: anche se oggi appaghi
i tuoi avidi occhi tal che sazi cadano nel sonno,
riaprili ancor domani e non soffocare
l'entusiasmo d'amore in torpore eterno.
Sia questo infelice momento simile a quel mare
che divide le sponde ove due giovani promessi
si recano ogni giorno, così, quando scorgerai
ritornar l'amore, più felice sarà l'incontro.
O sia come l'inverno che tanto colmo di disagi,
rende più prezioso e ambito l'arrivo dell'estate. prezioso = rare
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